giovedì 7 settembre 2023

Contrordine, vassalli. L'Ucraina vince, sta vincendo e vincerà.

 
Rilancio un ottimo articolo di Gianluca Napolitano su Quora


Contrordine, vassalli. L'Ucraina vince, sta vincendo e vincerà.





Dopo tre settimane in cui si è affacciata sui media americani la notizia che la controffensiva era fallita, e una soluzione di "congelamento" del conflitto in stile coreano era una opzione da cominciare a vagliare (e imporre a Zelensky) improvvisamente si fa retromarcia.

In due soli giorni tutti si sono adeguati alle nuove direttive (e questo la dice lunga sulla libertà di stampa in occidente - la stampa è libera, ma i suoi proprietari hanno specifiche agende da portare avanti e lo fanno).

"La guerra in Ucraina continuerà fino a quando sarà necessario" (frase sibillina, attenzione).

In Romania - sul Danubio - sono caduti dei rottami di un drone russo, abbattuto dalla contraerea ucraina.

Prima i rumeni hanno negato la cosa, ma Kuleba - ministro degli esteri ucraino - ha sbugiardato in diretta mondiale il presidente rumeno, mettendogli sotto il naso le foto da satellite (ovviamente fornite dagli americani) della esatta posizione del relitto, cinquecento metri dal fiume, sulla riva rumena del Danubio.

Il presidente rumeno, Klaus Ioannis, ha risposto "è compito di un Paese sovrano gestire da solo i propri problemi con i terzi" che tradotto significa più o meno "saranno cazzi nostri, se permetti".

Neanche 24 ore dopo si deve correggere con "Se fosse confermato che i componenti appartengono a un drone russo, una situazione del genere sarebbe inammissibile e costituirebbe una grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Romania."

Arriva la conferma dei pezzi di drone russo sono caduti in territorio Romeno

Qualcuno deve avergli telefonato.

E guarda caso Antony Blinken - segretario di stato USA - a sorpresa si trovava a Kiev.

Non ci vuole molto a capire cosa è successo.

"Se è un fatto grave o meno lo decidiamo noi, capito presidente?"

Cosa è successo in queste due settimane?

Dopo il fallimento evidente della controffensiva, così evidente da essere stato riportato da tutti i principali media americani (meno il WSJ, come sempre) e lo scarico di responsabilità sulla testa degli ucraini, l'amministrazione Biden si è ritrovata a corto di idee.

L'unica che avevano, quella di portare Mosca al tavolo delle trattative proponendo di congelare il conflitto in stile coreano è tramontata bruscamente dopo che la soluzione "alla coreana" è apparsa improvvisamente meno appetibile proprio là dove è stata applicata, ovvero in Corea stessa.

La fornitura in quantita a Pyongyang di missili russi SS27–2 (Topol-M) - in grado di colpire obbiettivi con testate nucleari multiple, ovunque in Europa o negli USA - senza neppure la decenza di nascondere la cosa con convinzione - ha fatto diventare ogni riferimento alla "Corea" assolutamente indigesto e da evitare accuratamente,

D'altronde i russi stanno facendo con la Corea qualcosa di simile, ma più perfido, di quello che stanno facendo gli USA con l'Ucraina. Li Armani con tecnologie moderne che altrimenti mai avrebbero avvisi, in vista di una proxy-war.

C'è stato un muto scambio di messaggi fra Mosca e Wahington:

"voi date la luce verde al vostro protetto (l'Ucraina) per colpire la Russia, e gli date i missili, e noi - con il benestare cnese - diamo la luce verde al nostro protetto (la Corea del Nord) per fare quello che gli pare, e gli diamo i missili".

Brutta storia. Gli americani non se lo aspettavano.

Non ne erano preparati e neppure lo avevano ipotizzato, troppo presi dalle loro curiose convinzioni che la Russia non avrebbe effettuato rappresaglie di nessun tipo e si sarebbe limitata ad incassare colpo di colpo, come ha fatto finora, senza reagire.

Una passività scambiata per debolezza.

Ora il problema americano si pone con tutta la sua forza: hanno garantito la loro protezione alla Corea del Sud e al Giappone, nemici dichiarati di Pyongyang, ma non immaginavano che il prezzo potesse essere una ritorsione contro il loro territorio.

Cioè, finora è stato facile fare i protettori, visto che mentre loro potevano colpire con armi nucleari i nemici dei loro protetti, questi non potevano fare altrettanto, prima perchè non ne avevano, poi perchè troppo lontani.

La fornitura degli SS27 - rinominati Hwasong-18 dai nordcoreani - infatti dota Pyongyang di un deterrente micidiale nei confronti di qualunque minaccia americana.

Gli SS27 "Topol" sono infatti giudicati non intercettabili dagli stessi esperti americani. E quindi in grado di fornire una risposta ad una eventuale minaccia americana.

Se gli americani radessero al suolo la Corea del Nord con il lancio a sorpresa ("first strike") di numerose testate nucleari - per ipotesi - comunque dovrebbero mettere in conto di perdere quantomeno un paio delle loro città, come New York o Washington a causa della risposta nordcoreana.

Quindi, se i nordcoreani decidessero ora di muovere i loro carrarmati verso Seoul - che possono raggiungere in giornata - alle truppe USA e sudcoreane appostate sul 38mo parallelo non rimarrebbe che ingaggiare una battaglia tradizionale, di fanteria e corazzati.

E abbiamo visto in Ucraina che non è il campo dove gli USA e gli eserciti da loro addestrati si trovano particolarmente a loro agio.

Gli SS27 dati ai nordcoreani cambiano tutti gli equilibri asiatici

E' evidente, a questo punto, che a Kim jong-un mancano solo le atomiche per assurgere ad un ruolo da protagonista sul fronte del Pacifico.

Perchè la Corea del Nord tutte quelle bombe non le ha (ma si fa anche presto a fargliele arrivare sottobanco, per poi dire che se le sono prodotte da soli, ovviamente, come per i missili).

Come si vede, la politica russa è quella dei piccoli passi, ma progressivi.

Putin ha pazientemente tenuto a freno i suoi falchi, aspettando di vedere che effetto avrebbe fatto sulla Casa Bianca la sconfitta sul campo dell'esercito ucraino su cu tanto aveva puntato, e mandato stupidamente all'assalto sul fronte Sud.

Ha aspettato per vedere se c'erano tracce di presa di coscienza nell'amministrazione Biden.

Dopo due settimane di smarrimento, in cui sono state avanzate ipotesi le più diverse, ma nessuna che comprendesse gli interessi della Russia ad accettarle, alla fine la risposta è stata un autentico schiaffo per Putin.

Il segretario di stato USA antony Blinken è spuntato dal nulla a Kiev, portando in dote un miliardo di dollari cash, per il governo Zelensky.

E la lista del materiale bellico che sarebbe arrivato in seguito.

E' chiaro quindi il messaggio;

Gli USA non accettano la situazione e intendono insistere

Gli stessi esperti indipendenti americani reputano che si tratti di una scelta fallimentare, e addirittura pericolosa.

Gli USA non hanno le risorse militari ed economiche per fornire protezione a tutti quelli a cui l'hanno promessa. Ma sembra che a Washington nessuno se ne sia accorto, nè il Pentagono osa mettere la questione sul tavolo.

Se ne sono invece accorti alla NATO, dove alcuni alleati appaiono estremamente recalcitranti.

Ungheria e Bulgaria sicuramente non sono favorevoli a proseguire la contrapposizione con la Russia. E neppure lo è la Turchia. La Francia poi, non se ne parli.

Se i repubblicani vinceranno le prossime elzioni USA, sicuramente il sostegno a Kiev verrebbe meno, o comunque sarebbe fortemente ridimensionato, lasciando di fatto la patata bollente in mano alla NATO, che si finanzia a spese dalla UE, e ciò potrebbe portare ad una crisi, a seguito della quale o l'Unione Europea sconfessa la NATO o si sfascia direttamente sotto il peso di uno sforzo bellico onerosissimo e che sa che non porta da nessuna parte.

Un buon esempio lo da l'Austria - che non è membro NATO - che continua imperterrita a rifornirsi dalla Russia ma che, poverina, è tanto dispiacuta per essere nella necessità di farlo, come ci spiega il cancelliere austriaco Karl Nehammer in un'intervista al canale televisivo ORF. .

"La nostra priorità numero uno è la sicurezza dell'approvvigionamento energetico. Se viene interrotto, verrà interrotto il sistema, verrà interrotta la produzione, verrà interrotta la fornitura di energia ai cittadini"

Ha poi spiegato che i contratti con Gazprom per la fornitura di gas all'Austria dureranno fino al 2040 e che la loro rescissione unilaterale costerebbe cara al Paese.

"Non è piacevole. Anzi è moralmente riprovevole, ma questa è la realtà. E questa è la mia responsabilità come cancelliere federale "

E con questo siamo a tre, che vanno per conto loro: Ungheria, Bulgaria e Austria. Ma sono solo quelli che lo dicono apertamente. Altri semplicemente lo fanno senza dirlo, a partire da Ucraina e Polonia, tanto nemiche della Russia ma che continuano a comprarne il gas.

Ah, perchè, non lo sapevate?

Sarà una guerra lunga, almeno si spera

A Washington gli strateghi di Biden hanno deciso che è meglio presentarsi con una guerra in corso, il cui risultato potrebbe ancora essere ribaltato, che come il presidente di una guerra persa in malo modo, dopo aver tanto suonato la grancassa della vittoria.

C'è in gioco molto di più di quello che sembra. Sono logiche tutte interne al sistema bipolare americano che comincia a mostrare - anche ai suoi elettori - tutti i suoi limiti.

Sempre più americani si dichiarano insoddisfatti della mancanza di scelta intrinseca a questo sistema, e le tensioni fra REP e DEM sono alle stelle. Ogni giorno vengono dati in pasto al pubblico americano (già di suo scarsamente interessato alla politica) nuove nefandezze perpetrate dal clan dei Biden, con affari loschi, tangenti conclamate, conflitti di interesse e ora anche le accuse di avere instaurato un vero e proprio regime di propria impunità e persecuzione dell'avversario.

Vero o non vero che sia, il 58% dei politici del congresso ha manifestato insofferenza per la situazione attuale, ricalcando esattamente le linee di divisione fra confederati-unionisti della guerra civile americana.

Quindi portare avanti il conflitto fino a novembre 2024, avendo cura di non buscarne sonoramente al punto da non poterlo nascondere, è la priorità attuale dell'amministrazione americana.

Non dico che sia una cosa impossibile, ma gli analisti americani che seguo solitamente sono tutti estremamente scettici - usano il termine "bullshit" - in proposito.

Strano, si direbbe, visto che in Iraq e in Afghanistan il conflitto è andato avanti più di vent'anni, perchè mai questa volta non potrebbe essere uguale?

Il problema, spiega MacGregor, ex consigliere militare di Trump, è che in questi vent'anni l'esercito americano è andato allo sfascio. SI è abituato a combattere contro nemici di un ordine di grandezza militare inferiore, in scenari desertici e in paesi privi di strutture industriali degne di quel nome.

Ha imparato a vincere facile.

A questo va aggiunto che le carriere al Pentagono sono state dettate più dalla disponibilità a dare ragione ai politici che alla competenza, e che si è passati, con un organico di truppe dieci volte inferiore, dai 5 generali a quattro stelle del 1949 ai 43 attuali, con una continua competizione interna e una guerra per bande che ha reso la struttura caotica e inefficiente come e quanto la tanto vituperata Armata Rossa.

Questo porta Biden ad essere circondato da pareri fatti su misura per soddisfare le aspettative della suo cerchio magico, e chiunque si azzardi a sollevare dubbi viene immediatamente allontanato.

D'altronde, come accade qui su Quora con i vari "atlanticazzi", tutti alzano canti di osanna a situazioni inesistenti ma consolatorie al punto che perfino loro finiscono per crederci, e questo ha portato ad una situazione per la quale ora non è più possibile raccontare la verità all'elettorato.

Bisogna continuare a mentire.

Questo perchè tutt'ora l'unico piano.rimasto in piedi agli americani è la speranza che il popolo russo si ribelli e deponga Putin, mettendo al suo posto … chi non c'è, ovvero qualcuno disponibile ad una pace che sarebbe solo una resa, mentre in lista di attesa si vedono solo tipi alla Medvdev, uno più feroce dell'altro.

"Forget it" ha commentato MacGregor.

Un vietnam nel cuore dell'Europa

La migliore delle ipotesi quindi è quella del formarsi di un conflitto ad alta intensità che come in VIetnam rimanga però confinato al soggetto principale (l'Ucraina) e coinvolga solo i paesi strettamente confinanti (che allora furono il Laos, la Cambogia e la Thalandia, tutti coinvolti a diversi livelli e con risultati dal pesante al disastroso).

Nella visione degli strateghi USA quindi la guerra in Ucraina dovrebbe limitarsi, alle brutte, a coinvolgere a vario titolo Polonia, Baltici, Slovacchia, Bulgaria, Ungheria e Romania. Nulla di più.

Nulla di più, eh?

La Polonia ha già dato più volte la sua disponibilità ad intervenire con le sue truppe in Ucraina, con un amichevole disinteresse che ricorda molto quella della Siria in Libano verso la fine del secolo scorso.

In questo sarebbe supportata dai baltici, che per quanto faccino tanto rumore, sono solo poco più che una foglia di fico, che serve giusto per coprire il fatto che si tratterebbe di una operazione tutta polacca. Fatta la quale, fuori dalle balle che siete quattro gatti.

L'Ungheria di Orban invece ha già fatto sapere che non solo non è d'accordo, su nulla, ma nel caso questo scenario si verificasse starebbe dalla parte della Russia, con una alzata di scudi e di orgoglio che già gli sta costando cara.

Ma anche qui gli americani hanno la risposta pronta: basta sostituire Orban, che problema c'è?

Il problema si verifica quando si vede che anche la Bulgaria comincia a tirare i freni, e che anche la Romania non è assolutamente entusiasta di venirsi a trovare in prima linea. Comincia ad essere un po' troppa la gente da sostituire…

Comunque sono tutti problemi affrontabili, magari non elegantemente e perdendo un po' di appeal presso gli altri europei, ma il vero problema non è quello.

Il problema dei problemi è che tutti questi piani sono fatti senza tenere conto delle contromosse russe, dando per scontato che - come hanno fatto finora - se ne stiano lì zitti e buoni a prenderle.

Cosa ci possiamo aspettare

Se perfino il portavoce della Casa Bianca e quello del Pentagono sposano la linea del "le guerre sono imprevedibili" sarà difficile per chiunque avere la sfera di cristallo, ma raccogliendo i pareri di chi non è obbligato per ragioni di carriera a dare sempre ragione ai capi, qualcosa si può ipotizzare, specie dopo la mossa imprevista dei russi che forniscono ai nordcoreani il certificato di ingresso fra le potenze nucleari globali.

Senz'altro i russi, constatato che la politica di Putin dei piccoli passi non ha portato i risultati sperati, cercheranno come logico di essere loro ad aprire nuovi fronti sui quali impegnare il blocco occidentale.

Questo si può fare fomentando separatismi e terrorismi in Europa, inondando di dollari (che ai russi non mancano) i vari gruppi estremisti già esistenti, senza neppure il bisogno di infiltrarli, visto che non è previsto che debbano andare in direzioni determinate ma solo creare tensione, e contemporaneamente favorendo la diffusione sul mercato nero di armi da guerra provenienti dalle colossali ruberie ucraine.

Sabotaggi casuali a ponti autostradali e tralicci dell'alta tensione (in stile Sud Tirolo anni 70) sarebbero già sufficienti a gettare l'Italia nel caos, così come armare i catalani o i baschi per la Spagna.

Da questo punto di vista il sud dell'Europa - quali noi siamo - è il ventre molle da colpire senz'altro.

Ma da queste operazioni, peraltro a basso costo e facili da mettere in cantiere, non ci si può aspettare granchè, visto che comunque fanno male ad alleati USA che non hanno nessuna scelta comportamentale possibile.

Il ventre molle degli USA sta vicino agli usa: il Messico.

Qui c'è da aspettarsi la vera sfida per gli americani.

Con il loro comportamento arrogante gli europei, al vertice tenutosi a Bruxelles a luglio coi paesi centroamericani, hanno dato già una bella spintarella all'idea, portando il Nicaragua alla decisione di ospitare ben due basi navali russe, una sull'atlantico e una sul pacifico.

Gli americani hanno alzato le antenne, preoccupati dei missili ospitati da queste basi, nonostante si trovino a 2 e 3 mila km dal più vicino territorio statunitense.

Ma se questa preoccupazione è stata ora spazzata via dalla fornitura ai nordcoreani di missili intercontinentali been più preoccupanti perché in grado di colpire ovunque nel globo, rimane comunque il fatto che si tratta di due hub logistici perfetti per rifornire i cartelli della droga messicani di armi pesanti e da guerra.

Non che questo causi un conflitto col Messico, che sui cartelli non vuole mettere le mani, ma comunque è una mossa che metterà in seria difficoltà i democratici e la loro politica di contenimento dell'illegalità ai confini di Texas, Arizona, New Mexico e California.

Armare i cartelli significa aumentare la loro penetrazione già imbarazzante sul territorio USA, ma anche soffiare sul fuoco dei contrasti interni americani.

Una mossa senz'altro già più fastidiosa per l'amministrazione Biden, ma anche senza ritorno, perchè contrastare dei cartelli armati sottobanco dalla Russia comporta scatenare una vera e propria invasione USA del messico del nord. Non c'e altra via che mandare l'esercito.

E una volta di più stressare la narrativa dell'aggressore che ha sempre torto.

Ma i cazzi da pelare per gli USA non finiscono qui: c'è la la questione dell'Artico. E Taiwan.

E Israele.

Fomentare una guerra civile nel paese non è difficile, anche perchè la destra israeliana di da fa fare per arrivarci, e molti israeliani il russo lo capiscono bene, e la propaganda può arrivarci facilmente.

Ma la via più diretta non è certo la spirale, come gli strateghi USA invece ipotizzano.

Israele si fa diventare una bella grana semplicemente azzerando il suo deterrente nucleare.

In spregio ad ogni trattato, Israele si sa che è stato dotato di una sessantina di bombe atomiche, nonchè degli arei atti a lanciarle, versioni speciali e modificate degli F35, virtualmente inarrestabili dalla contraerea di tutti i suoi vicini, particolarmente l'Iran.

Come Israele a suo tempo è stato dotato di queste testate nucleari, nulla vieta che la Russia faccia altrettanto coi suoi vicini.

Sicuramente già testate nucleari tattiche sono presenti nella base russa di Tartus, in Siria, infatti difesa da una copiosa contraerea basata sugli S400, che non sono stati mai forniti a nessuno fuori dalla Russia e sui quali solo i russi possono mettere le mani, oltre ovviamente ai missili fine-di.mondo montati sui sottomarini nucleari.

Ma una decina di bombe "regalate" all'Iran, consegnate sottobanco negando spudoratamente il fatto (come è stato fatto dagli USA per Israele) sarebbero una mossa devastante.

Devastante in ogni senso, visto che ne bastano tre per annullare l'intera Israele, date le dimensioni, mentre ce ne vorrebbero molte più di 60 per infliggere un colpo mortale ai vicini, specie ad un Iran quasi completamente montagnoso.

Naturalmente per avere effetti politici devastanti non c'è bisogno di arrivare a tanto: già il fatto che Israele non possa più contare sul suo arsenale atomico distruggerebbe ogni equilibrio nell'area.

Certo, c'è l'ombrello atomico americano che protegge tutti.

Ma la gente da proteggere comincia ad essere un po' troppa.

Insomma, arrivare a novembre 2024 senza che succeda qualcosa di brutto, difficile da nascondere e potenzialmente letale per i DEM (e i neo-con che vi si annidano) diventa sempre più difficile da credere.



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