giovedì 23 settembre 2021

Trieste. E... I Triestini...

 Un simpatico testo di Diego Fantoma:


Trieste. E i triestini.


Per quanto abbia una popolazione modesta, Trieste non è storicamente un città di provincia. Lo è diventata dopo l'annessione all'Italia, nel 1954. Era la seconda città più importante dell'Impero Austrungarico dopo Vienna e vale la pena ricordare che gli Asburgo erano discendenti delle grandi dinastie del Sacro Romano Impero, di cui raccolsero l'eredità: era quindi la seconda città del più grande impero di tutti i tempi, vi piaccia o no. Savoia, Borboni o Paperino che possono essere state grandi case reali nei luoghi da cui venite, in confronto erano degli zappaterra. E se siete francesi vi ricordo che le “vostre” dinastie erano mezze Asburgo.


Trieste è una città particolare perché da sempre era il punto di incontro tra le civiltà europee e le etnie slave, e come se non bastasse ha subito una grande influenza orientale in quanto importante centro di scambio della via della seta. Voi pensate di comprare dai cinesi? Noi con i cinesi commerciamo dal medioevo.


A Trieste trovate la seconda sinagoga più grande d'Europa (prima fino a pochi anni fa) ma anche uno dei più atroci impianti di cremazione del III Reich, la Risiera.


A Trieste convivono le più importanti comunità greco- e serbo- ortodosse, con chiese di rara bellezza.

Trieste ha una numerosissima comunità di origine e madrelingua slovena: non è raro entrare in un negozio e sentire parlare sloveno. Ma c'è anche la Foiba di Basovizza, una delle più grandi dell'ultima guerra.


C'è la più maestosa piazza affacciata sul mare che il mondo conosca e la più grande (in termini di volume) caverna del mondo (impropriamente chiamata grotta).


Trieste è in fondo a un cul de sac che chiude l'Adriatico, ed è circondata da colline e montagne: il suo clima è particolare e senza parlare della Bora, che merita un discorso a sé, ci si può trovare a dicembre a passeggiare in maniche corte in Carso e a marzo a guardare incredibili tramonti sul mare circondati dalla neve.


Trieste è la città con maggiore concentrazione di teatri stabili di produzione: due teatri di prosa, uno lirico e il teatro stabile sloveno, con un contorno effervescente di innumerevoli teatrini amatoriali anche con vere e proprie stagioni e abbonamenti.


Trieste è la città dove si organizza la più rocambolesca gara di tuffi. Ma è anche la città in cui il Sindaco partecipa alla più rocambolesca gara di tuffi.


A Trieste si festeggiano almeno 4 carnevali: quello più famoso, di Muggia, il carnevale Carsico, il carnevale dei Rioni, cittadino, e il carnevale estivo, nuovamente a Muggia.


Trieste non è una città di mare, piuttosto è una città con il mare: le sue tradizioni poco hanno a che fare con la vita marinaresca ma la storia racconta dei grandi commerci del suo porto. Anche la tradizione enogastronomica non trova radici ittiche, preferendo di gran lunga i cibi di carattere mitteleuropeo.


Uno dei piatti tipici è il maiale in caldaia (la porzìna, ma non solo) nel pane, con senape e kren (rafano). Lo si mangia a tutte le ore, tipicamente dalle 8 alle 20. Diffidate della reale triestinità di uno che lo mangia senza senape o kren.


Dopo la guerra Trieste è stata sotto governo americano: il jazz fa parte della sua storia, così come il rock. Fatevene una ragione.


Trieste è sempre stata molto ricca sia di denaro, grazie al porto e ai commerci, sia di cultura. 

Se credete di essere femministe, a Trieste già a fine Ottocento le donne si trovavano nei caffè con le amiche, e quando in Italia le donne non uscivano di casa, qui erano capoufficio.

Il triestino ama più divertirsi – con poco e di sano e socialmente accettabile modo – che lavorare. Avete bisogno di un lavoro fatto bene ed economicamente onesto? Qualunque triestino vi dirà “la vadi in friul”.


Il motto è “Viva l'A. e po' bon, che la vadi ben, che la vadi mal, sempre allegri e mai passion”: incarna perfettamente la triestinità. L'A. (con il punto) è l'Austria. Il triestino è nostalgico. Magari distaccato, ma nostalgico. E po' bon: è intraducibile, si potrebbe intendere come “e va tutto bene”. “Sempre allegri e mai passion”: è evidente che il triestino non è di carattere un piagnone.

In sostanza è un menefreghista su tutto, in modo cosmico. Ma non in senso negativo: semplicemente gli basta poco, si accontenta e del resto non si cura. L'importante è mangiare e bere in compagnia.


A Trieste c'è la più grande azienda di caffè del mondo. Il triestino medio, quindi, è sveglio. E nervoso. Non ce l'ha con voi, è proprio fatto così.


A Trieste c'è anche la sede di una delle più grandi imprese assicuratrici al mondo e le prime tre grandi assicurazioni italiane sono nate qua.  Anche la prima assicurazione on line è nata a Trieste.


Trieste ha sempre avuto una grande tradizione sportiva ma è anche una delle città con il maggior rapporto procapite di acquisto di alcolici. Non sfidate un triestino. Mai. Né in attività sportive, tanto meno a bere.


A Trieste non ci sono grandi luoghi di ritrovo: si va a Barcola, sul lungomare, o sulle rive. O in osmizza – su questo ci torniamo poi. Non aspettatevi discoteche o american bar: siete nella terra delle sagre. Qui la gente vive frequentandosi, passeggiando, mangiando e ballando all'aria aperta. Anche d'inverno. 


Se impari a guidare a Trieste in qualsiasi altro posto sei un rallysta.


Per un triestino vero il mondo finisce al Lisert, più o meno all'altezza del casello autostradale. Qualunque cosa sia oltre Lisert è aliena. Il lavoro, per esempio (v. “la vadi in friul”).


È anche piuttosto frequente assistere a dialoghi del tipo (tradotti in italiano):


- Andiamo a mangiare pesce a Staranzano? [40 km, ma è oltre Lisert]

- Fino laggiù? No, dai meglio Parenzo! [60km, in Croazia e devi attraversare prima la Slovenia]


Il triestino saprà condurti per le vie più recondite dell'Istria ma non riuscirà mai a districarsi tra rotonde e incroci dell'oltre-Lisert. Se sei in auto con uno che vi si orienta, abbi qualche dubbio sulla sua reale triestinità.


Trieste ha una incredibile vivacità soprattutto teatrale e il triestino è un godereccio. Cosa ti fa pensare che non troverai niente da mangiare dopo teatro o, comunque, a ore tarde?


Il triestino è lamentoso. Si lamenta di tutto, soprattutto dei triestini. Ovviamente non toccargli Trieste.


Se pensi di aver visto un cinghiale passeggiare tranquillo vicino al centro, probabilmente hai visto un cinghiale passeggiare tranquillo vicino al centro. I triestini si lamentano che ci sono troppi cinghiali e che la città e invasa e quindi si fanno i selfie con loro per dimostrarlo.


Una delle cosa curiose di Trieste è che ha la concentrazione più alta di operatori e centri della ricerca scientifica, superiore a Silicon Valley. Ci sono più centri internazionali e delle Nazioni Unite a Trieste che in qualunque altra città del mondo.

Oltre a questi eccellono e sono riconosciuti a livello mondiale l'Istituto Burlo Garofolo, specializzato in malattie infantili, e l'Istituto Rittmeyer, uno dei più avanzati centri di ricerca sulle tecnologie e l'educazione per non vedenti.


A Trieste confluiscono infinità di ricercatori da tutte le parti del mondo e ciò, a volte, causa dei malintesi: ne sono ospitati talmente tanti che se vedete un extracomunitario venirvi incontro non sapete se è un profugo o un premio nobel.


Inoltre a Trieste si progettano e costruiscono navi da crociera, motori per navi e pezzi del telescopio Hubble e dello Space Shuttle.

In compenso per trovare un muratore... la vadi in friul.


Trieste ha ospitato (o visto nascere) talmente tanti personaggi importanti che il triestino non ci fa caso, come a tutto il resto.

Vi sedete a bere una birra e vi sembra di aver già visto da qualche parte quello seduto accanto che somiglia a Sting? È Sting. Che si fa gli affari propri, come tutti i triestini.


A Trieste la distanza sociale è minima. Non è raro andare a prendersi un panino di porzina in un buffet del centro e trovare il sindaco che se ne sta mangiando uno.


A Trieste la scorta è solo per calciatori e capi di stato.


Trieste è così, rende normale chiunque.


Il triestino ha una sola parola. Ed è “spritz”. Ma non con l'Aperol. Lo spritz triestino è acqua gassata e vino. Stop. Non si discute. Al massimo potete scegliere se vino bianco o rosso. Il top è la Radenska con il Terrano.


A Trieste ci sono due vini tipici: il Terrano (teràn, anzi, terranella), rosso, piuttosto acido, lascia la lingua viola, e il Vitovska, che cresce esclusivamente in una piccola zona del carso: è un curioso vino rosso che però è di colore bianco.


A Trieste i bar sono aperti con orario continuato. Si può mangiare e bere a qualunque ora (ammesso che il bar abbia ancora qualcosa).


Prendere un caffè a Trieste richiede una serie non banale di decisioni.

Volete un macchiato? Ma con latte caldo? Oppure freddo? Con schiuma? Senza schiuma? Con tanto o poco latte? Normale, decaffeinato, o d'orzo? In tazzina o bicchiere “piccolo” tipo Vienna? O in tazza grande?


Inoltre a Trieste si abbrevia. Un “Deca chiaro caldo in bi senza” è il caffè macchiato ma decaffeinato, chiaro significa con molto latte e caldo, in bicchiere, senza schiuma. Il caffè semplice si chiama “nero”.


Sebbene sia un modo di dire che con il tempo ha assunto una caratteristica più volgare e meno rispettosa, ancora oggi a Trieste il cameriere si chiama con “Capo”.


A Trieste si parla in dialetto. Abituatevi. Per facilitare le cose però si usa saltuariamente invertire la prima parte dei sostantivi con la seconda. Esempio: “Dove xe el gnoba?” sostantivo: gnoba, invertito: bagno. A Trieste le doppie non si usano. È spreco di energia.


I triestini sono persone che hanno un gran valore della socialità. Quando entrate in un negozio per fare degli acquisti state limitando la possibilità di socializzare e quindi disturbate. Non è un'impressione.


Volete avere un servizio cortese? Chiacchierate e annuite mentre il triestino si lamenta della sua città, ma non dategli mai ragione: lui può parlarne male, voi no. Se avete fortuna in un paio d'ore dovreste riuscire ad avere il ricordino che volevate comprare.


Trieste è circondata dal costone carsico, un rilievo che arriva fino a 600 metri, visibile più o meno da ogni punto della città. Da centro città si sale sul costone in meno di dieci minuti. 

Quindi, se non sapete guidare usando il freno a motore, NON SCENDETE.


Non parlare MAI a un triestino di quanto è bello il costone carsico se non volete sorbirvi svariate ore su come l'hanno rovinato piazzandoci un orrendo santuario mariano in stile post moderno di vago sapore socialista a forma di formaggino. Si narra che sia una base aliena.


Più recente rispetto al tempio mariano, ma altrettanto mostruoso ed elevato, è l'Ospedale di Cattinara. Nel 1986 giornali di mezzo mondo hanno diffuso una sua foto spacciandolo come la centrale di Černobyl'. I triestini, naturalmente, ne andarono orgogliosi.


Il Carso triestino è costellato di grotte. Le censite sono circa 2000, chissà quante ce n'è ancora. Se andate a fare una passeggiata NON uscite dai sentieri perché molte sono nascoste dalla vegetazione: potreste volarci dentro e tipicamente si parla di centinaia di metri di profondità.


Ma per fortuna il Carso è costellato anche di osmize: sono case private che ricevono una concessione speciale, ereditata dai tempi austriaci, per rimanere aperte al pubblico e vendere i loro prodotti naturali. L'osmiza è un rito tipico della domenica pomeriggio, così come le passeggiate in carso. Da provare, assolutamente.


Il nome deriva da "osem", otto, in sloveno, che era la durata di apertura massima in giorni consecutivi concessa ai tempi dell'impero. Oggi questo limite è ben più ampio.


In osmiza si va rigorosamente con la chitarra e si fa baldoria con tutti i presenti. La primissima cosa da fare è mangiare un uovo sodo, che “fa fondo”. Se chiedete acqua in osmiza aspettatevi una risposta del tipo “state male?”.


A Trieste, il secondo fine settimana di ottobre, si svolge la più numerosa regata velica del mondo: la “Barcolana” che accoglie oltre 2000 barche a vela, di tutti i tipi e misure. Per l'occasione Trieste diviene una gigantesca festa che dura una settimana.


Il 90% dei triestini “partecipa” alla regata portando a bordo damigiane di vino, casse di birra e prosciutti interi (specialità locale). E il cane.


Alla sera, passeggiando per le Rive – in pieno centro, ci si può soffermare a guardare gozzovigliare i futuri concorrenti. Non è da escludere che vi facciano assaggiare qualche prelibatezza allungandovela dalla barca.


Nonostante la presenza dei molti centri di ricerca scientifica, ancora non è stato chiarito se sussiste una relazione tra quantità di cibo e bevande a bordo e ultima posizione in classifica.


Durante la Barcolana la città passa da circa 230.000 a oltre 500.000 presenze.


Un tramonto durante la Barcolana, con il sole rosso che si tuffa nel mare e migliaia di vele in controluce è di certo un'immagine che non si scorda facilmente.


Trieste ha tre ingressi a nord: l'autostrada, la statale e la strada costiera. Entrando dalla costiera avrete più di 5km di rettilineo in forma di stabilimento balneare libero e gratuito in cui d'estate la gente sta in costume da bagno – o anche topless – a fianco della strada.


Il Comune ha dovuto piantare alberelli e arbusti al fine di ridurre drasticamente l'elevato numero di tamponamenti. Chi arrivasse in autobus, torpedone, camion o, più in generale, qualunque mezzo con i sedili più elevati rispetto ad un normale veicolo, potrà in ogni caso godersi il panorama.


Sebbene Trieste sia dominata dall'imponente castello di San Giusto, simbolo della città storica, se chiedete a un triestino dov'è – genericamente – il castello, vi farà rifare la strada costiera e vi manderà a Miramare: era la dimora, a picco sul mare, di Massimiliano d'Austria, fratello dell'Imperatore Francesco Giuseppe.


Come si è già detto, il triestino è nostalgico, ma questa volta a ragione: Miramare è di certo più affascinante e fiabesco rispetto al trecentesco protettore della città.


Come avrete intuito, Trieste è completamente affacciata sul mare: se vi sembra di aver visto una enorme nave da crociera entrare in centro città è perché avete visto una enorme nave da crociera attraccare in centro città, dove sta il terminal.


A Trieste non è facile perdersi: i nomi delle vie sono ripetuti su ogni incrocio e su ogni tabellina dei numeri civici. Basta che vediate un qualunque portone e leggete la via in cui vi trovate. Questa – utilissima – usanza è di nuovo retaggio austrungarico, perché – come si suol dire – l'Austria era un paese ordinato.


Infatti a Trieste si usa il sistema Tavolare, instaurato da Francesco I d'Asburgo, settanta anni prima che in Italia venisse impiantato il Catasto, ancora oggi è aggiornato e redatto in tre lingue: italiano, tedesco e sloveno.


È facile riconoscere un triestino in un'altra città: lo vedrete fermo a contemplare l'alto dei portoni delle case alla vana ricerca della tabellina del civico da cui non saprà mai in che via si trova.


In fondo Trieste è una parte del mio ❤️

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